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Daily Business worldwide – Intervista a Matteo Bernini

2 Aprile 2021

Mi presento: mi chiamo Matteo Bernini, ho 26 anni e vivo a Parma.
Dopo un regolare percorso di studi primari, ho iniziato il ciclo di istruzione secondaria, frequentando il liceo scientifico Guglielmo Marconi (sezione bilingue, Inglese – Francese) a Parma.

Dopo essermi diplomato, ho iniziato il corso di Laurea triennale in Economia e Management a Parma, portandolo a termine, 3 anni più tardi, con il voto di 102/110.
Contemporaneamente praticavo rugby a livello semi-professionistico, arrivando a giocare per l’Accademia Nazionale Italiana a Tirrenia e nel massimo campionato italiano con il Rugby Reggio.

Dopo essermi laureato in triennale, sono andato un anno in Australia per una “working-studying experience” che ritenevo importante per la mia crescita personale nonché per quella professionale. Una volta rientrato, ho intrapreso il corso di Laurea Magistrale in General Management all’Università Cattolica, dove mi sono laureato 2 anni più tardi con il voto di 110/110.

Durante il primo anno di università magistrale, ho iniziato uno stage in KPMG, stage che si è trasformato in un vero e proprio rapporto di lavoro dopo solo un mese dal mio inizio!
Grazie al profilo internazionale di KPMG, ho la fortuna di viaggiare spesso per lavoro, anche “overseas”, incontrando tanti professionisti di diversi livelli e culture.

Per questo motivo ho deciso di sposare appieno il progetto di Global Etiquette, perché dal mio punto di vista avere una cultura sulle “best practice” comportamentali è un valore aggiunto importante al mio lavoro.

Intervista 

  • Con quali paesi hai il piacere di collaborare e a quale paese vorresti dedicare l’attenzione?

Ad oggi gli unici paesi esteri nei quali ho avuto l’opportunità di lavorare sono l’Australia (7 mesi) e gli Stati Uniti (2 mesi).

Per il mio futuro vorrei dedicarmi alla Svizzera, un paese nel quale mi piacerebbe vivere e lavorare. Allo stesso tempo un paese nel quale non è facile capire come comportarsi, dal momento che si parlano ben 3 lingue diverse e ci sono costumi e usanze diversissime da un cantone all’altro.

  • Prima di ogni viaggio, come ti prepari per incontrare clienti o business partner stranieri con culture diverse?

Prima di incontrare un cliente cerco sempre di essere informato e aggiornato sui temi di lavoro da condividere, quantomeno a livello generale per evitare di fare brutte figure.

Inoltre, cerco sempre di essere il più educato possibile, questo mi permette talvolta di superare i gap lessicali che inevitabilmente incontro con l’inglese. Cercare di entrare in empatia con una persona sin da subito ti permette di poter chiedere una volta di più una domanda, un chiarimento o una spiegazione, tutti aspetti molto importanti nel mio lavoro.

Diciamo che mi preparo al meglio per mettere le basi iniziali a quello che vorrei definire un ambiente di lavoro professionale ma al contempo “friendly”.

  •  Quando ti trovi nel paese menzionato, a che cosa devi prestare particolarmente attenzione per assecondare chi è con te?

Cerco sempre di mostrare interesse per quello che mi viene raccontato o di mostrare piacere quando vengo portato in bar, ristoranti, musei e così via.

Dopotutto, anche se non dovessi realmente essere interessato o apprezzare un determinato piatto, è un piccolo sacrificio che penso valga la pena fare!

  • Riesci a raccontarmi qualche aneddoto, anche in passato, se mai ti fosse capitato di fare una Gaffe perchè non conoscevi la cultura oppure gli usi e costumi del tuo interlocutore?

Si, proprio un anno fa. 
Ero con una referente americana a Chicago, eravamo agli inizi del boom del virus COVID19.

In Italia eravamo già allarmati, voli e treni cancellati, scuole chiuse e gente chiusa in casa.
Anche in America la situazione era analoga, ma il governo americano a differenza del nostro non sospese i voli, nonostante molti americani avessero deciso di cancellare le proprie trasferte per precauzione.

Mentre parlavamo di questo la mia referente disse “It’s a good moment to get a flight and have a holiday since prices are really low”.
Io pensavo lo dicesse in modo scherzoso e risposi che era da irresponsabili (forse usai qualche parola più pronunciata), pensando che lei condividesse la mia linea di pensiero.

Risultato: aveva prenotato un volo per lei e famiglia per San Francisco… diciamo non la migliore delle figure!
Da quella volta cerco sempre di non espormi su argomenti che possono essere fonte di dibattiti emotivamente sentiti.

  •  Tu ritieni che conoscere le differenze culturali e/o un comportamento adatto, possano influire sull’esito di un buon business?

Assolutamente si, soprattutto in un mondo ed in un contesto che diventano sempre più competitivi, per cui il mio prodotto/ servizio può essere analogo a quello di n. concorrenti. Sapersi porre nella maniera giusta può davvero essere un vantaggio competitivo non da poco…

Un vantaggio competitivo, tra l’altro, non a ribasso del servizio/ bene offerto ma al rialzo.
E sopratutto non ritengo che sia un investimento impegnativo (in termini di tempo e denaro) imparare regole comportamentali e modi di fare corretti; basta solamente un pizzico di volontà.

  • Quale suggerimento, data la tua esperienza, è bene considerare nel rispetto delle persone nel paese che ci hai menzionato appartenenti a una cultura diversa dalla tua?

Penso sia importante non partire mai con dei pregiudizi, perché questi possono limitare le nostre relazioni e limitarci anche inconsciamente.

Passare da Parma, una città in cui spesso conta più apparire che essere, dove tutti sono sempre pronti a giudicare, a città come Chicago, New York o Sydney può essere all’inizio destabilizzante.
Inizialmente può venire da dirsi che le persone siano strane; invece sono solo diverse, ognuna con i suoi pregi, difetti e caratteristiche.

Sono diventato amico con persone che all’inizio ritenevo “strane” (a dir poco…).
Alla fine sono riuscito a imparare molte cose anche da questi, ascoltando e confrontandomi, con le mie idee, le mie visioni ma sempre nel massimo rispetto e nella massima neutralità.


Do’s in USA:

  • Puntualità assoluta – Time is money
  • I temi per un breve Small Talk sono: il proprio lavoro e la posizione, viaggi, cibo e diete, cinema, sport, libri e musica
  • Si saluta con una stretta di mano decisa e breve, un sorriso e contatto visivo e alla frase “How are you?”, si risponde: “Fine thanks”
  • Per rispetto si usa il titolo: Dr., Ms., Miss, Mrs., Mr. e il cognome
  • Si rispetta la distanza fisica di almeno 0,6 metri
  • Business breakfasts possono iniziare presto alle 7 di mattina
  • Business lunch inizia alle 12
  • Business dinner può iniziare dalle 5.30 alle 8
  • Dresscode: Business casual
  • Il regalo non è obbligatorio ma un pensiero del proprio paese fa sempre piacere. Un regalo verrà aperto subito
  • Il biglietto da visita si dà solo alle persone interessati, con una mano e si può scrivere sopra e metterlo in tasca (In Asia assolutamente NO)

Don’ts in USA:

  • Gli incontri vengono fissati tramite email, non sbagliate la data che si scrive in modo diverso: Mese/Giorno/Anno, per esempio il 3 dicembre 2021 si scrive: 12/3/21
  • Ritardi non sono accettati
  • Evitate di parlare di religioni, politica, argomenti controversi come l’aborto, razze o discriminazione sessuale