Daily Business Worldwide – Intervista a Fausto Savazzi
19 Aprile 2021
Come nota informativa, ho iniziato il mio percorso professionale in FMC – Food Machinery Corporation – arrivando a coprire il ruolo di Service Manager.
Dopo 10 anni sono passato come Sales Manager alla Emmeti, dove nel corso dei miei 30 anni in azienda ho ricoperto il ruolo di Direttore Commerciale, Vice-Presidente ed azionista del gruppo.
Dal 1° Gennaio 2019 ho trascorso 9 mesi con la Barry-Wehmiller, multinazionale americana, nelle vesti di Vice-Presidente della filiale italiana creata, di fatto, appositamente per il mio nuovo inserimento in azienda.
Dal 1° Gennaio 2020 ricopro la carica di Consulente presso la ditta Clevertech con lo scopo di promuovere l’azienda sul mercato americano in settori non ancora coperti dalla loro filiale USA.
Intervista
- Con quali paesi hai il piacere di collaborare e a quale paese vorresti dedicare l’attenzione?
Sono ormai da più di vent’anni che opero sul mercato americano, con qualche sporadico viaggio in Europa e Turchia.
- Prima di ogni viaggio, come ti prepari per incontrare clienti o business partner stranieri con culture diverse?
In primo luogo curo l’abbigliamento. In Turchia si va in giacca e cravatta, così come nei Paesi Medio-Orientali e nel Far East.
E’ un segno di attenzione e rispetto verso clienti ed aziende. In America ci si veste “casual”, anche perché nel nostro lavoro di commercializzazione di impianti packaging, nei diversi settori industriali in cui operiamo, visitiamo spesso stabilimenti dove il regolamento interno vieta l’uso della cravatta che potrebbe essere motivo di incidenti se “agganciata” da organi meccanici in movimento.
In secondo luogo, rispettando gli orari degli incontri, in quanto le agende dei clienti sono sempre fitte di impegni. In questo modo si cerca anche di massimizzare il tempo messoci a disposizione.
- Quando ti trovi nel paese menzionato, a che cosa devi prestare particolarmente attenzione per assecondare chi è con te?
Parlando da un punto di vista professionale si deve cercare inizialmente di capire gli interlocutori, le loro origini, le loro idee, le loro credenze, le loro abitudini ed anche i loro problemi (professionalmente parlando).
Entrare nella loro sfera emotiva aiuta ad aperture e confidenze che possono essere utili sia per la nostra crescita professionale che per quella umana.
Immedesimarsi nei loro problemi e suggerire una soluzione che applicheremmo a noi stessi se fossimo nei loro panni è fondamentale per la creazione di un rapporto in cui entrambi acquisiscono la consapevolezza di essere reciprocamente utili per il raggiungimento dei propri obiettivi.
- Riesci a raccontarmi qualche aneddoto, anche in passato, se mai ti fosse capitato di fare una gaffe perchè non conoscevi la cultura oppure gli usi e costumi del tuo interlocutore?
Mi è capitato con un cliente sudafricano di ordinare lo stracotto di asinina in un ristorante della nostra città, così rinomato sulle nostre tavole, ma non così diffuso in altri Paesi.
Il cliente, una volta venuto a conoscenza di ciò che aveva appena assaggiato, si è alzato ed è tornato in albergo.
- Tu ritieni che conoscere le differenze culturali e/o un comportamento adatto, possano influire sull’esito di un buon business?
Credo possa trattarsi di un “plus” determinante a parità di condizioni, ma non di un fattore che possa influire il buon esito di una trattativa, che oggi verte principalmente sul prezzo e sull’immagine, quindi sulle referenze e feedback positivi che clienti già fidelizzati possono trasmettere alle aziende coinvolte nelle trattative.
- Quale suggerimento, data la tua esperienza, è bene considerare nel rispetto delle persone nel paese che ci hai menzionato appartenenti a una cultura diversa dalla tua?
Credo che il rispetto delle abitudini e delle tradizioni di ciascuna persona oltre che delle regole da loro osservate che spesso possono variare anche nello stesso Paese (prendiamo ad esempio la multietnicità di un Paese come gli Stati Uniti) sia fondamentale per farsi accettare e benvolere.
Se questo poi è il frutto di una convinzione interiore e non di una mera immagine da mostrare, ecco che questa viene percepita come un valore che ci accomuna a loro con il potere di cambiare il rapporto professionale in un vero rapporto di amicizia.
Do’s in Turchia
- sviluppare le relazioni personali, mantenerle e curarle
- si saluta con la stretta di mano tra uomini, mentre bisogna attendere che le donne turche tendano la mano
- aspettati domande personali, l’interlocutore vuole conoscere prima i suoi business partner
- la lingua del business è l’inglese, ma è molto apprezzato che materiale e le informazioni più importanti siano tradotte anche in turco
- Rispettare la gerarchia
- Small Talk
- Puntualità
- Dresscode: Business Formal
- Regali, prodotti “Made in Italy” sono sempre bene accettati
- Prima di entrare in una casa si tolgono le scarpe
- conoscere la cultura islamica
Don’ts in Turchia
- non incrociare o accavallare le gambe o fare vedere al vostro interlocutore le suole della scarpa – è un insulto
- le donne non devono incrociare le gambe
- non incrociare le braccia durante una conversazione
- non mettere le mani in tasca durante una conversazione
- non soffiarsi il naso in publico
- attenzione con i gesti perchè hanno un’altro significato